Sorrisi solitari

Lisa aveva vent’anni ed era grassa, una cicciona piena di spirito e di simpatia. Io ne avevo soltanto quindici di anni, ma mi sentivo suo amico. Andavo spesso a trovarla nella libreria dove lavorava, e mi trattenevo in negozio a parlare con lei: si parlava di libri, degli autori più noti, e Lisa mi spiegava quello che aveva imparato lavorando nella libreria. Il titolare si faceva vedere di rado, e lei mandava avanti tutto da sola dentro al negozio. La conoscevo da tanto, perché Lisa abitava nella mia strada, proprio una vicina di casa. Spesso mi prestava dei libri, con la sola avvertenza di leggerli aprendo le pagine il meno possibile, ma il bello, là dentro alla sua libreria, era che spesso si poteva star seduti in una zona sul retro dalla quale si teneva sott’occhio la porta di entrata, così, se non arrivano clienti a rompere l’anima, si stava perfettamente tranquilli. Ci tenevamo compagnia, soprattutto, e certe volte io rimanevo con lei fino all’ora in cui chiudeva il negozio, lasciandomi dare un passaggio fino a casa con la sua piccola macchina. Pareva che gli uomini, a Lisa, non la interessassero troppo, anzi, per niente: le piaceva soprattutto mangiare, a qualsiasi ora del giorno, anche quando era al lavoro, così certe volte mi fermavo a prendere della focaccia ed andavo a mangiarla con lei, là sul retro. Lisa non si preoccupava per nulla della sua linea, e neppure di piacere ai ragazzi, mi diceva: “ho fame da morire!”, un po’ per scherzare, ma un po’ anche sul serio. Prima di lavorare aveva fatto il liceo, così mi aiutava visto che io ero soltanto al primo anno, oppure mi lasciava in un angolo per lasciarmi studiare, mentre lei stava dietro a qualche cliente. Per me fu bellissimo tutto quell’anno, mi piaceva da pazzi andare da lei, mi pareva non ci fosse altro luogo dove mi sentissi così bene come da Lisa. Un pomeriggio arrivò il titolare, e lei uscì assieme a me dal negozio. Mi disse che doveva passare da casa, e se l’accompagnavo a lei faceva piacere. Così prendemmo la sua piccola macchina e in dieci minuti si parcheggiò di fronte al portone. Entrammo e lei mi disse di stare tranquillo, in casa non c’era nessuno. Si occupò subito delle sue cose, poi mi invitò a sedere nel salottino dove si trovavano delle poltrone. Non mi sentivo a mio agio, non era come stare nella sua libreria: sentivo forte la sua femminilità che mi passava vicino, e le idee più bislacche mi tormentavano la testa. Immaginavo di dire o di fare qualcosa, ma era impossibile, non avrei mai potuto. Lei forse capì le mie sensazioni, disse qualche frase spiritosa girando attorno a quell’argomento, tanto per sciogliere un po’ la tensione, poi, d’improvviso, disse che era meglio se tornavamo al negozio. Ci alzammo, io la sfiorai mentre uscivo da quella stanza, ma quando fummo già nell’ingresso di casa, pronti ad aprire la porta ed uscire, lei forse riuscì a leggermi di  nuovo i pensieri, mi chiese di guardarla un momento, si voltò con lentezza e con altrettanta lentezza si tirò su la gonna. Enormi erano le sue cosce, e le mutande contenevano appena il sedere; passò solo qualche secondo, si ricompose lasciandosi andare in una risata sonora e chiedendomi, subito dopo, se mi era piaciuto lo scherzo. Rimasi perplesso, mi ci vollero più giorni e più settimane per superare le sensazioni che avevo provato, ma alla fine fui contento di quel suo comportamento, anche se cominciai a diradare le mie visite in libreria, fino a smetterle del tutto, l’anno seguente. Qualche anno più tardi lei si sposò andando ad abitare in un’altra città. Non l’ho più veduta, però in tante occasioni ho pensato qualcosa di lei, della sua libreria, dei suoi modi, e certe volte ho ripassato con la mente quel suo gesto incredibile, e spesso ho sorriso, senza possibilità di frenarmi, anche da solo.

Bruno Magnolfi

Sorrisi solitariultima modifica: 2009-09-21T18:55:21+02:00da magnonove
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4 pensieri su “Sorrisi solitari

  1. il personaggio femminile del racconto la “cicciona,” esercita un grande fascino sul suo giovane amico, lei appare disinvoltura e adulta, lavora già, e possiede una piccola automobile. Anti conformista e apparentemente disinibita, riesce ad istaurare un rapporo di fiducia con il suo giovane amico, tale da farlo sentire libero da qualsiasi inibizione. Entrambi assaporano così, il piacere di un amicizia spontanea e sincera, accettandosi per quello che sono.
    Ma un pomeriggio come tanti, la “cicciona” alza la posta, osa di più, il suo giovane amico appare soggiogato dal suo fascino, la segue da per tutto, e quindi perchè non osare? lo invita nel suo appartamento, è solo un gioco, ma è sufficente a creare imbarazzo e delusione tra i due, e in un attimo la loro dolce complicità vola via .
    Il tempo poi si sà addolcisce anche le delusioni, e si finisce col sorridere.

  2. “Quelli erano giorni, si erano giorni che al mondo non puoi chiedere di più…

    ..Noi ballavamo anche senza musica, nei nostri cuori c’era molto più…

    ..Ma il peso degli anni in più e dei chili di troppo dell’amica “cicciona”, finiranno col pesare sulla bella storia d’amicizia.
    Forse etrambi non erano poi così libri dalle inibizioni della loro età.

  3. No Serena, non credo che siano stati gli anni o i chili di troppo a rovinare quella bell’amicizia. Il ragazzo, era già oltre il giudizio della grassezza della sua amica, lui ammirava in lei quello che molte altre ragazze magre e più belle di lei non avevano, l’ironia il sapersi prendere in giro, e poi c’è da dire che in realtà il ragazzo cercava un rapporto esclusivo con l’altro sesso, libero, senza pressioni di alcun genere, senza imposizioni..spontaneo e sincero, rassicurante e chi sà, se lei non avesse forzato la mano… le cose forse sarebbero andate diversamente.
    Mentre il personaggio femminile della storia, la “cicciona” era altrettanto contenta della relazione d’amicizia stabilita con un ragazzo che per quanto più piccolo di lei le permetteva di sperimentare senza troppe inibizioni la sua femminilità su di lui. Un rapporto con un ragazzo, adulto della sua età o più grande di lei l’avrebbe inibita. Lo sbaglio di valutazione quindi è compiuto da lei che sicura del suo fascino nei confronti del suo giovane amico, sottovaluta l’intelligenza emotiva del ragazzo, che riesce invece a mostrarsi più libero di lei, più sincero, forse più adulto, avvertendo il lmite delle sue inibizioni.

  4. Al contrario, penso che la persona più libera e divertente della storia, sia proprio la cicciona, che si accetta per quello che è! Bella storia!!

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