Senza risposte

Dentro di sé Fernando sapeva perfettamente di non stare bene. E comunque gli bastava solo un piccolo sforzo per riuscire a non farsene accorgere, anche se questo comportamento lo isolava dagli altri. Il disagio principale, che sempre più spesso provava, era dato dal non riuscire ad essere esattamente se stesso: cioè, desiderava qualcosa e otteneva delle cose diverse, provava a comportarsi in un modo, e si ritrovava a tenere atteggiamenti differenti, pensava qualcosa che avrebbe voluto, e assolutamente non riusciva a metterlo in pratica. I piccoli gesti, le attività più normali, le scelte ordinarie che tutti affrontavano, ai suoi occhi diventavano sempre di più altissime costruzioni di pietra da scalare con grande fatica, tanto da fargli mutare atteggiamenti e intenzioni. Quando pensava, intorno a sé vedeva una realtà semplice, dove le cose scorrevano senza scossoni, ma quando decideva di fare qualcosa, tutto gli appariva improvvisamente diverso, irto di difficoltà a dismisura, e la sua vita prendeva direzioni che non aveva assolutamente previsto, tanto da portarlo a chiedersi spesso se era ancora lui a decidere, o se erano le cose incontrate per strada che oramai decidevano al suo posto. L’analista lo aveva ascoltato per mesi, a volte gli aveva detto che ci voleva pazienza, ma lui era convinto di averne avuta anche troppa, e soprattutto, se non l’avesse perduta in un momento del genere, non si sarebbe sentito più bene, cioè avrebbe perso del tutto il senso di sé, di quello che era, la convinzione profonda del suo essere una persona viva e pensante. Inizialmente, quando quel giorno era uscito di casa, si era sentito un po’ stupido a decidere di non recarsi al lavoro, ma aveva preso dei soldi con sé, e questo gli aveva dato la spinta, così quando la sua auto aveva preso velocità in superstrada, portandolo in qualche modo lontano da tutto, aveva capito che quello era ciò che voleva, più di qualsiasi altra cosa. Fernando non aveva preparato un progetto, non aveva la più pallida idea di dove sarebbe arrivato, ma in quel momento aveva semplicemente bisogno di andarsene via. Gli veniva da ridere, sembrava un film americano rivisto e scontato, eppure, quando arrivò in una cittadina di cui poco dopo non ricordava neanche più il nome, e parcheggiò la sua auto in un posto qualsiasi dirigendosi verso la stazione dei treni, gli parve che tutto scorresse sull’olio, come se quei fatti non avessero neanche bisogno di essere pensati. Si fece fare un biglietto di andata per una città che aveva letto sopra al tabellone delle partenze, e quando salì sopra al treno gli parve tutto perfetto. Sul suo vagone c’era soltanto della gente che aveva un motivo preciso per essere lì, il lavoro, gli studi, una visita a qualche parente, ma per Fernando non era in quel modo, e proprio per questo osservando quei passeggeri che parevano del tutto ordinari, si sentiva, in maniera quasi infantile, oltre la loro coerenza. Dopo due ore si fermarono in una stazione lungo un paese sul mare, e lui scese dal treno, senza preoccuparsi minimamente dove fosse finito. A sera dormì sotto a una barca, vicino alla spiaggia, e il giorno seguente prese a piedi lungo la strada costiera. Camminò per diversi chilometri, con la testa leggera, tutti i pensieri svaniti nel nulla, fatica e disagio di quello che stava affrontando come fossero ormai cose da niente. Il camion che usciva dalla curva se lo trovò proprio davanti, l’autista non ebbe neanche il tempo di frenare in modo adeguato. Intervennero i soccorsi e fu portato all’ospedale vicino, ma non riprese più conoscenza. Nessuno seppe capire che cosa Fernando facesse nel luogo dell’incidente, là in quella strada lontano da tutto, ma lui forse un attimo prima dello scontro mortale era stato ben consapevole di essere arrivato vicino a qualcosa di cui non avrebbe potuto parlare a nessuno: non avrebbe mai saputo spiegare quel senso di nuovo che era entrato dentro di lui, non avrebbe mai potuto descrivere che cosa sentisse solo adesso in fondo al suo spirito; tanto valeva lasciarsi alle spalle solo un interrogativo inquietante, a cui era impossibile dare risposte.

Bruno Magnolfi

Senza risposteultima modifica: 2009-09-14T20:59:59+02:00da magnonove
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3 pensieri su “Senza risposte

  1. Un viaggio in cerca di se stesso, e poco importa il luogo..la cosa importante è andare lontano, per ritrovarsi finalmente .

  2. Cercare se stessi ma la domanda è se incontrassimo noi stessi di qualche tempo fà, cosa gli diremmo? Strana la dimensione vissuta da Fernando, egli intraprende, un viaggio, nel tentativo di riprendere un dialogo interiore con se stesso, un dialogo che si era interrotto da troppo tempo, ed è rasserenante l’incontro, e che importa se non ci saranno risposte.

  3. Per quanto mi riguarda, se incontrssi me stesso, mi direi:
    Prima di andare via dubita ancora un pò.
    Prima di voler essere grande, cammina per esserlo.
    Lascia perdere tutte le cose poco importanti di cui ti circondi, e continua a fare quello che credevi giusto.
    Spero di non aver tradito i tuoi sogni, la tua forza, la tua grinta.
    Spero che il fuoco che ardeva, tu lo veda ancora in quanto me, e spero che per quanto diversi non ci perderemo più.

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